Quell'uomo...
'' Dunque, questo Yeshua
ben Yosef detto il Cresto o il Cristo, non ricordo. Io il sospetto lo
ebbi subito. Non era un uomo ordinario quell'uomo, no. Ti guardava
dritto negli occhi con una espressione...non malevola ma.....
autorevole.
Ecco, autorevole è la
parola. Per Giove Capitolino! Pareva un console, un generale, di
quelli tosti che li riconosci da lontano e ti possono spedire,
accidenti a loro, in un buco in Tracia o in Britannia. Va bene ,
lasciamo perdere.
Me lo portarono con le
mani legate dietro la schiena, scribi, farisei. Brutta gente. Ordinai
di liberargli i polsi e ci guardammo. Io, stravaccato sulla mia sedia
mi ricomposi, chissà perché. Lui stava diritto e mi guardava.
Gli dissi: -Sei tu il re
dei giudei?- perché così imprecavano gli scribi, irridendolo.
Mi rispose: -tu lo dici-
Capito? Tu lo dici;
ma nemmeno un sofista. Mi aveva fregato.”
La taverna non era delle
peggiori di Roma, però buia e fumosa per via del focolare dove
sfrigolava un arrosto. Pilato si passò la mano sui capelli ormai
bianchi, quei pochi che gli erano rimasti. Rufo si accomodò sulla
sedia. Era giovane, lui e già comandante di manipolo. Il vecchio
procuratore gli era simpatico, gli piaceva ascoltarlo. Quintiliano
continuava a mangiare olive a capo chino. La storia la conosceva .
“I sacerdoti se ne
uscirono con grida e improperi. Non avevano re, non riconoscevano la
potestà che dell'Altissimo Benedetto.
Era un impostore, un falso
profeta. E pericoloso. Si inventava miracoli, la gente lo seguiva. E
sai cosa aveva detto? Io sono il Figlio di Dio! Bestemmia! Dio è
Uno!
E questo Galileo, zitto.
Non voltò nemmeno lo sguardo e non guardava nemmeno me.
Alla fine sbottai:
- Non rispondi nulla?
Senti di quante cose ti accusano-
E lui zitto. E poi, giuro
su Venere, Giunone e compagnia, ebbe uno sguardo, un lampo negli
occhi, di....di compassione! Ma vi rendete conto? Aveva il viso
gonfio dalle sberle delle guardie del Tempio, i polsi segnati dalla
corda, accusato di fronte a Pilato di crimini vari e ci compativa!
Ma vi pare normale?”
Rufo
tirò un sorso di vino e chiese: “ E poi?”
“E
poi, e poi mi venne in mente una cosa, perché a me , quell'uomo
piaceva.
Dovete
sapere che questi giudei hanno una loro solennissima festa che
chiamano Pasqua. Una storia di fuga dall'Egitto, il loro Dio che
interviene, fanno festa sette giorni, mangiano chissà perché pane
azzimo. E allora per ingraziarseli Roma gli libera un condannato a
morte. Così, feci frustare il Galileo alla colonna e lo portai sul
balcone, sanguinante. Sotto c'era due o trecento ebrei che urlavano.
-Questo
è l'uomo che dice di essere il re dei Giudei. Chi devo liberare?
Yeshua o Barabba?
E
quelli a urlare- Barabba, Barabba!- Questo Barabba era un lestofante,
un assassino. -Che devo fare di Yeshua?- e quelli -Crocifiggilo,
crocifiggilo!- Una scena disgustosa...”
L'oste,
che era grasso e rubizzo, andò verso il focolare e tranciò un bel
pezzo di arrosto.
“ Chi
ne vuole?”
“ Io!
“ disse Rufo. L'oste glielo portò, raccolse le monete e Rufo
guardò i compagni.
“ Si beve meglio, mangiate!”
Quintiliano
non alzò gli occhi dalle olive e Pilato guardava nel vuoto.
“ Insomma,
mi toccò crocifiggerlo. Intendiamoci, se ne ammazzava tanti perché
questi ebrei sono irrequieti, ma mi dispiacque. E comunque quel
Barabba inciampò due notti dopo nella daga di Decio e si tagliò la
gola. “
Negli
occhi di Pilato brillò una antica fiamma di ferocia.
“ Non
mi piace essere preso in giro...”
“Ma
insomma” biascicò Rufo a bocca piena “ fini lì! “
“ E
no! E questa è un'altra parte della storia. La sera del venerdì,
mentre mangiavo, mi arrivò a casa tutto affannato un consigliere di
Haifa, il gran sacerdote e mi disse pari pari:
-devi
mettere una guardia armata al sepolcro-
-Che
sepolcro?-
-Quello
del Galileo. Ha avuto sepoltura da Nicodemo e ci devi mandare le
guardie perché lui ha detto che risorge! Capito? Risorge! E se si
fregano il corpo e poi dicono che è risorto, chi li ferma più?-”
Quintiliano
fece un risolino. Rufo si fece attento, perché dare disposizioni ad
un procuratore romano come Pilato non era uno scherzo.
“ C'è
mancato poco che lo scannassi lì ma poi pensai alla politica,
maledetta la politica! L'Imperatore non voleva guai in Giudea, ma lo
aveva detto di persona: -Pilato, fai come ti pare ma non voglio
guai!-
Chiamai Decio, gli spiegai che era cosa delicata, prendesse
tre, anzi, quattro legionari vecchi e facessero la guardia a quel
cazzo di sepolcro come fosse l'accampamento!
La
mattina dopo mi sveglio a sole alto e il servo mi dice che in
anticamera c'è Decio che aspettava dall'alba. Oh perdio! Lo faccio
entrare e quello per poco non si inginocchia, mi mormora
-Ci
siamo persi il morto!-
-Vi
siete persi il morto? Cinque legionari della Legio X Fretensis si
sono persi un morto?-
-Non
so come sia successo. A giornetto s'è raffittita di colpo l'oscurità
e quando s'è fatta l'alba la pietra... Procuratore! Una pietra
immensa! Ci volevano quattro uomini per farla rotolare! Il sepolcro
era vuoto, col sudario ben ripiegato sulla pietra di letto e un
panno in un canto. Morto, nisba...-
Conoscevo
Decio da dieci anni. Un commilitone, un camerata, non un sottoposto.
Mi fidavo ciecamente. Sapete che? Gli credetti.
-Decio,
va bene, sarà stato un dio o un demone ma mi sono veramente rotto i
coglioni con questi ebrei rompicoglioni! Si arrangino! Cerchino il
morto! Speriamo sia davvero tornato dall'Ade! Vadano a farsi fottere!
Vai!- ”
Qintiliano
ridacchiò.
“ Guarda
che dieci pezzi d'argento fanno miracoli, anche resuscitare i
morti...”
“ Ma
sarà andata anche così...che ne sappiamo?”
“ Pilato”
disse Quintiliano “ levatela dalla testa questa storia, ne fai una
fissazione. Mangia, bevi, fotti, perché non eri, ora sei e domani
non sarai più. E ora dammi un pezzo d'arrosto ragazzo.”
Pilato
si grattò la testa.
“ Mi
dispiacque. Lo dissi anche- mi lavo le mani dal sangue di
quest'uomo-. Non ci credo che tutto cominci e finisca con una
mangiata d'arrosto, una bevuta di vino e le cosce compiacenti della
Clodia. No, non ci credo. Vado via, M' è venuta tristezza”
“ Sapete”
si intromise Rufo “ è una bella storia e anche con del mistero,
no? Ma non se la ricorda già nessuno e sono passati appena trent' anni”
“ Rufo,
quando sei arrivato a Roma?” gli fece Quintiliano.
“ Be',
tre giorni. Con la mia legione. Sono capomanipolo. Siamo
acquartierati al Velabro.”
“E
da dove vieni?”
“ Agedicum,
Gallia Celtica”
“Ascoltami
ragazzo, quella storia se la ricordano tutti e ha impestato l'Impero.
A Roma l'imperatore Nerone ha deciso di ammazzarne un po' di questi
cristiani, nell'arena. E Pilato...” indicò il procuratore che se
ne stava a capo chino col bicchiere vuoto in mano "Pilato ha la
moglie cristiana. Capito?”
Correva
l'anno 806 ab Urbe condita e il Vangelo del Galileo si
spandeva per tutto l'impero come un incendio,come
un vento impetuoso, come un rombo di tuono.
E
cambiava il mondo.
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P.S. ci terrei ad un giudizio sincero dei miei lettori. Di racconti come questo ne ho pronti altri 3 e ho intenzione di farne un volumetto...se valgono qualcosa. Io non posso giudicare-
ogni scarafone è bello a mamma soia...