martedì 28 agosto 2012

Notturno

Notte che mi guidasti,
oh, notte più dell'alba compiacente!*
  
Tra i privilegi della vecchiaia ci metto anche questi risvegli in piena notte o all'alba.
 Ho imparato a tenerne conto, a non lamentarmi e a vivere per qualche minuto la notte.   

Potendo contare su una finestra a est che mi sciorina una gran parte di cielo mi sono incantato a guardare i segni tracciati  dalle stelle.  
Un pendolo rovescio dove una luminosissima stella poco sopra i monti ne faceva oscillare un'altra più alta e piccola. E col trascorrere dei giorni quel pendolo, dalla perfetta verticale,  muoveva  la stellina verso sud.
Certe notti la luna, appena una falce,  mostrava l'incavo ad una stellina, quasi la chiamasse a ripararsi.
Segni di una scrittura che andava decifrata, ma che  diceva senza dubbio di cose arcane, di misteri.

E all'alba colori indescrivibili sopra la linea sinuosa dei monti,   nel cielo tersissimo che si faceva luminoso. E poi nuvole rosa allungate e morbidamente, teneramente grigie al di sopra.
Mi facevano pensare a gote di bimbi, o risa.

No, non credo proprio che siano giochi di fornaci atomiche o di vapori  e se il mio spirito ne era così preso è perché tra me e quella nascosta bellezza notturna non c'era nulla nel mezzo. 
Doveva essere che io ero l'alba e l'alba me. Ma sono troppo pesante per tenermi dentro questa illuminazione.
Mi spengo e poi dormo, con la mia gatta ai piedi.  
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  * due versi di Giovanni della Croce.
Ascoltando Bach.                                                                                                                        

mercoledì 22 agosto 2012

Preghiera.

Guru di cartone creato da Mavi....

Guru.
( poesia ...)




Guru, guru  di cartone
 non fare il testone
ispirami l’arte della spiegazione.

Assisti clemente la debole mente
e quando m’invischio 
esplodi in un fischio.

Tra fischi e pernacchie 
dirigi  sicuro parole  pensieri
 e tienimi puro.

Tienimi netto di ogni menzogna
difendi la mente.
In caso contrario
autorizzo la gogna.

( eh? niente male...Ci si divertiva nel 2003! )

venerdì 17 agosto 2012

Poesia



Commento dell'immagine.
( foto di Martina Vittoria )




Tempo due.

Catene, catene
intrise di luce.
Fredda, invincibile.
I legami del Tempo.

Oscuro andare
contorni illeggibili.
Meglio disconoscere
I disegni del Tempo.

Numeri netti neri
Incisi nella sostanza.
Nessuna difesa
dal correre del Tempo.

E spade e lance
a forarmi il cuore.
Sussurro, minaccia.
La voce del Tempo. 

Il bel commento della  mia adorabile Senora e Cristina carissima mi suggerisce alcuni ricordi e  considerazioni. E anche una spiegazione.
La " poesia " risali a sette o otto anni fa e è proprio il commento a quella bellissima foto di Mavi che nel 2003 teneva uno spettacolare blog che si chiamava Doscalzinos. La scambiai  per una raffinata trentenne ma era una geniaccia di quattordici anni che faceva la prima liceo a Bologna.
Poi naturalmente è anche vero che c'è dentro malinconia, rabbia e paura. Ma quello misurato dagli orologi è il Tempo inventato da chi vuole navigare sul fiume della vita, piuttosto che lasciarsi trasportare dalla corrente, galleggiare serenamente. 
In natura non esiste quel Tempo, ma piuttosto un immisurabile quieto o drammatico trascorrere, un abbandonato o furioso vivere. 

Gatti, elefanti e alberi sono creature senza Tempo. Quelle catene e spade e lance ce le siamo inventate noi.  
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lunedì 13 agosto 2012

Alla ricerca del buon senso perduto..

Fumi su Taranto, e anche fulmini e saette...


Taranto, una tragicommedia italiana.


Patrizia Todisco ,  donna d'acciaio, magistrato con la sua toga come corazza. ( La Repubblica )


A metà degli anni 60 il problema di creare lavoro in Puglia fu risolto dal Governo impiantando una grande acciaieria a Taranto. Faceva parte dell'ITALSIDER come Piombino, Bagnoli e Conegliano. C'era bisogno di acciaio. Taranto diventò operaia e qualche gran sito archeologico fu distrutto alla zitta, tanto ne abbiamo anche troppi. Lo dico perché un geometra della Impresa che realizzò l'impianto se ne andava in giro mostrando agli amici un meraviglioso collare d'oro antico. A chi gli chiedeva dove l'aveva preso rispondeva sornione che aveva partecipato a lavori importanti in siti storici...

Taranto cominciò a produrre acciaio a tutta forza e passarono gli anni, i Governi, i Sindaci, le Procure, i responsabili della sanità.. Nulla accadeva.
Solo negli anni 90, dopo venticinque anni di generale silenzio, qualcuno alzò il ditino per chiedersi se l'Italsider per caso non inquinasse.
Poi nel Giugno del 2012 un Procuratore della Repubblica guardò fuori finestra e disse " Ma cazzo, l'ILVA inquina! Chiudiamola subito! "

A questo punto occorre chiedersi cosa vuol dire " inquinare" . Vuol dire sporcare? No, altrimenti dovremmo chiudere cementifici che spolverano, cartiere che puzzano e tutte le autostrade.
Lo dico perché in televisione ho visto un signore che passava un fazzolettino di carta su un gard-raile tarantino e lo mostrava: era sporco!
Vuol dire modificare l'ambiente circostante? No, perché qualunque attività umana modifica l'ambiente circostante dal primo ominide che accese il primo fuoco.
Lo dico per aver visto troppe volte gli "ambientalisti" contrari a qualsiasi grande intervento, per esempio il lago di Bilancino, tranne a verificarne dopo l'enorme importanza per tutti. Firenze  non andrà sott'acqua per Bilancino, che per di più la disseta.

Inquinare vuol dire immettere nell'ambiente sostanze nocive per l'uomo? Allora la Procura di Taranto nella figura della rigorosa Patrizia emetta immediatamente una ordinanza per il blocco di tutto il traffico stradale italiano, perché tutti i motori a combustione interna inquinano orrendamente, per non contare la polvere di ferodo a ogni frenata. Intervenga anche per impedire alle mucche di scorreggiare, trattandosi di metano e anidride solforosa . Oh, son milioni di vaccine scorreggione! E le pecore?

La conclusione è che tutto inquina e dunque niente inquina? No, la conclusione è che tutto inquina e ne paghiamo il prezzo e la difesa contro l'inquinamento è doverosa ma deve essere prima di tutto dettata dal buon senso. Taranto non è Bopal o Seveso. Lo provano proprio le indagine epidemiologica della Procura, che parlano del 15% di tumori in più a Taranto. ma in più di dove? Di Piombino? Di Gela ? Di Cortina ? 

Se Taranto non è Seveso allora la lotta contro l'inquinamento, che per la verità  viene da trent'anni di distanza , deve essere severa ma accorta, cauta e  informata, verificata e pesata.
C'è in gioco la sopravvivenza di dodicimila famiglie di operai, dico, dodicimila.
Anche perdere il pane quotidiano non è che faccia tanto bene alla salute.
Che mmm..., Patrizia, un po' di garbo!

giovedì 9 agosto 2012

Mare mio ( quanto mi manchi....)


 Il mare di casa. ( prima puntata )

Il mare di casa era quello nel canale di Piombino davanti al Cavo, frazione di Rio Marina e posto più bello dell'Elba. Il Cavo ha una fortuna: la strada non prosegue, è in un fondo di sacco. Così s'è salvato per anni dal turismo asfissiante.
Io ci sono quasi nato, ma il "quasi" sciupa tutto, perché o si è elbani o non lo si è ; un po' come essere ebrei. Però sono stato lì ogni estate  da zero anni fino a ventisei e poi un mese tutti gli anni dopo. Cioè quasi altri cinquanta.
Non mi ricordo quando ho imparato a nuotare e neanche quando m'è nata la smania di salire in una barca. Anche oggi, quando vedo un gozzo galleggiare alla banchina mi viene la voglia di zomparci sopra: andare, andare!

Avrò preso da mamma, lei sì elbana doc; una satanassa di mare.
Fortuna ha voluto che mio "zio" Cardenio fosse anche pescatore oltre che minatore. Pescatore col tramaglio, che è una micidiale rete di fondo piena di piombo che a quei tempi si calava e si recuperava a braccia.

Sul gozzo due uomini soli; uno ai remi per spingere la poppa della barca contro corrente e consentire al pescatore vero di tirarla su facendola strisciare su un rullo; ne gettava le bracciate vuote da una parte e quelle col pesce da un'altra. 
Il canale è un posto di venti e correnti; e se la corrente era "fresca" o il mare mosso...
Alla fine Cardenio cedette alle preghiere della cugina mamma Wilma ( o portaci a Paolo...) e a dieci o dodici  anni mi imbarcò con l'ordine tassativo di starmene a prua, dove non intralciavo, buono e zitto.
O gaudio e felicità! La barca che traversa il porto mentre i pescatori scrutano mare e cielo, non ci fossero minacce o burrasche a giro. Poi il controllo dell'attrezzatura e di quel motoruccio da venti cavalli che ci spingeva. Il gozzo di legno di cinque metri mi pareva una baleniera, ogni particolare fascinoso con quei nomi strani: gli staminali*, il pagliolo*, il bugliolo*, il biagio*, gli scalmi* con gli strobi*... 

Il "nostro " mare, cioè il mare dei cavesi, aveva limiti molto precisi: a sud la " casa del Direttore" di capo Pero. A nord la secca fuori la Punta del macchione, se uno non voleva fare lo spiritoso con mari lontani. A est Palmaiola e a ovest i Sassi Rossi.
Di quel mare Cardenio conosceva ogni fondale e scoglio, ogni gioco di corrente e ogni zona pescosa ma sopratutto sicura da non perderci le reti.  Se un pescatore perdeva le reti , anche non tutte, impigliate in uno scoglio o in relitto, mai avrebbe trovato i soldi per ricomprarle.
Cardenio calava con le "segnure", che erano triangolazioni di allineamenti e riusciva a beccare il punto col la precisione di mezzo metro. " Segnure" strane, che al profano sembrano una presa di giro: Capo Pero aperto un passo e la casa sul monte a filo... Oppure Cerboli a filo di Palmaiola e Portoferraio aperto...

Imparai: prima a smagliare i pesci dalla rete senza bucarmi con le scorpine e pesci cappone, poi a reggere il tramaglio per riordinarlo e poi a remare, quando ebbi i muscoli giusti; remavo come una belva. Ho avuto l'onore di essere l'omo di Cardenio in molte occasioni di pesca e da quel mare generoso veniva su ogni bendidio. E poi con mio cugino Carlo, e facemmo sfracelli.
Finché nel 1968, accidenti a loro, proibirono la pesca dei dilettanti.
Ormai c'era stato il " bum " e il pesce si poteva comprare, no?
 Provammo a sfidare le vedette e pescare di frodo, ma aumentarono a dismisura le pene e si smise.
A pescare ci siamo andati ancora, con lenze e palamiti, con nattelli e bollentini, ma non è mai stata più la stessa cosa...
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i termini: 
staminali-le costole della barca di legno...
pagliolo- gli assi sagomati e mobili che fanno del fondo della barca, che sarebbe a punta, un fondo piano.
Da cui il dire birbante: ma l'hai messa a pagliolo?  Nel caso di passeggiata con la propria bella...
bugliolo- il secchio, da cui: se alla bella di cui sopra scappa la pipì, dove mai potrà farla? Ma nel bugliolo!
biagio- il robusto legno che si infila ( e si sfila ) nell'occhiello del timone. Da cui: non mi fare incazzare! Ti rompo il biagio in testa!
scalmi-i legni o ferri verticali piantati sul boro della barca per fissarci i remi.
strobi-legacci ad anello che servono a fissare il remo allo scalmo.

La mappa: si vede bene il Cavo, che ha davanti un poco a destra l'isola di Palmaiola.  Capo Pero esce dalla linea di costa come un brufolo.... Se seguite la costa dal Cavo verso sinistra trovate l'isolotto dei Topi, la punta del Macchione e dopo una insenatura a V stretto ( il Pisciatoio ovvero pescatoio...) , le grandi rocce dei  Sassi Rossi.
Continuando finite dopo poco a Portoferraio.

Casa : mia, di mamma Wilma, di nonno Filiberto, dei bisnonni Nunziata e Giacomino è lì: Via Manzoni; ma il posto in realtà  si chiama Ombrìa; di faccia ha ovviamente Solana.

 Carlo e io dopo una soddisfacente pesca notturna a Palmaiola, a poppa del gozzo. ( ahi perduta giovinezza...)





lunedì 6 agosto 2012


La Liliana va in montagna.

Alla fine ho deciso di portare la sora Liliana in una " residenza protetta". Dove potesse avere quelle cure che io e Martha, esausti, non gli potevano garantire più.
M'è costato, m'è costato tanto ma non c'erano alternative.

Il posto è bello, a 600 metri sull'appennino tosco-romagnolo, vicino a Castiglioni dei Pepoli. 
Il personale serio, un medico sempre disponibile, la flebo se serve; come si poteva ,noi?
Gli ospiti sono quaranta, la vecchiaia declinata in tutti i suoi drammi; ma lenita, addolcita, accompagnata.

Ora sono solo e spaesato; ero così abituato a ridurre al minimo le assenze da case che lo faccio anche ora, mi chiudo in casa appena possibile per chiedermi: ma perché?

Così va, nella furibonda estate 2012, col sole folle e niente acqua.
I finali di partita possono essere davvero molto duri.

giovedì 2 agosto 2012

Frescure

Consolazione nei disperanti 38 gradi...



Poi malgrè tout  è fine febbraio o marzo:
la primavera non c’è ancora,
c’è, trepidante, quella luminosa nebula,
quel fuoco bianco nell’aria,
quelle velature seta e argento,
tutto ciò che desidera il senso
ci sia
in questa piega dell’anno, tutto,
la prima barca, il primo verde dei salici,
la prima ruota d’acqua
alla virata dell’armo.
C’è tutto,
tutto incredibilmente

Mario Luzi