Ite, Missa est.
Al Centro don Gnocchi c'è una cappellina di buon disegno come tutto il resto. Ha un
andamento come circolare, panche di legno chiaro, la maschera mortuaria di un
sereno don Gnocchi e la sua testa
sorridente in creta.
Don Gnocchi assomiglia curiosamente a mio padre e questo me lo
fa ancora più caro.
Il giorno delle Ceneri alle 16,30 c'è la Messa e decido di
andarci. Mi siedo appoggiato al mio bastone e la cappella si riempie poco a poco
di quella umanità dolente che sto imparando a conoscere. Molti in carrozzina
assistiti da volontari gentili e servizievoli,
signore col tutore che porta la bombola dell’ossigeno, alcuni vecchi
come me.
Qui Gesù che pende dalla sua Croce sopra l’altare si riempie di colpo di significato. Scandalo incomprensibile nel mondo dei sani e vigorosi, pieni di vita e energia, tra noi feriti si rivela per Chi è, questo Dio umiliato e deriso, questo Signore incoronato di spine, questo Maestro crocefisso sul Golgota.
E’ Uno di noi, partecipe di ogni dolore del mondo. Unico Dio che
non ha lasciato teologie o riflessioni profonde, che non ha scritto un rigo.
Lui, che poteva scendere dalla Croce come gli diceva di fare chi lo irrideva,
che poteva cancellare questo Mondo d cui è l’artefice, rimase negli spasimi fino alla morte, e
alla morte di croce.
Con la sua morte s’è fatto compagno di ogni uomo dolente; ha
trasformato la disperazione vana e la rabbia in compassione e in misericordia verso i compagni di sofferenza.
Fu una bella Messa e all’Ite pensai che ce ne andavamo verso la Pasqua di Resurrezione.
Quaranta giorni passano in fretta.