lunedì 25 novembre 2013



Femminicidio.

L'uccisione di una donna è l'atto contro natura più evidente  e il più disumano.

Non si iscrive in nessun comportamento conosciuto di qualsivoglia animale. E' dunque infame prerogativa dell'uomo maschio.

Non è nemmeno stato sempre così. Questo abominio è aumentato e molto venendo avanti nel tempo. Si poteva uccidere per gelosia e la società maschilista s'era inventata il " delitto d'onore". Ma erano casi così rari da fare epoca.
Oggi no. Nel 2013 sono state 128 le donne assassinate. Un numero spaventoso. Ogni tre giorni una donna , giovane, sana,nel pieno della sua vita, muore per mano di un maschio, spesso il suo amore, marito, convivente, compagno.

E' un dato così aberrante che meriterebbe qualche interrogativo e qualche risposta in più proprio da quel mondo maschile che origina l'orrore.
Uomini, perché? Cosa ci succede? Quando mai un leone sbrana una leonessa o un gorilla la sua compagna? Cosa si sta spezzando, nella psiche maschile, di così intimo e profondo da superare anche gli istinti più basilari, che fanno della femmina il tesoro nascosto, quello da difendere o conquistare a costo della vita?
E perché un dato così sconvolgente, che si completa con le centinaia di migliaia di donne percosse e offese, viene trattato come fossero incidenti in cucina? 

Io, e tutti insieme, posso solo piangere con voi, cari splendori, e appoggiare ogni lotta.  E' poco , o nulla.




A tutte le donne, coraggio, non permettete che sia emozione di un giorno!



giovedì 21 novembre 2013



Vedessi come è carino
questo inverno fiorentino...

Dopo quindici inverni in Mugello torno all'inverno fiorentino.
In quattro settimane è cambiato tutto: da un bel quartiere di cinque stanze e due terrazze ma dall'insostenibile affitto  sono ora in un bel monolocale gratuito che ho diviso in quattro parti.
A destra entrando la zona soggiorno e TV e quella per la notte, con brandina. Divise da armadio e libreria.
A sinistra entrando la zona pranzo e il cantone dei computer, da dove sto scrivendo, ospitato da un immenso tavolo bianco due metri per uno.
A diritto si va a sbattere contro una bella specchiera e un secondo identico grande tavolo con sopra nell'ordine: Buddha Sakiamuni, campana tibetana, oggetti buddhisti, librone “ Imago Christi” e librone “ Le Religioni nel mondo”.
Alle pareti quadri e litografie e mensole nere lunghe piene di libri.
Vetrinetta con coccini etruschi e belle faenze.

Gatta Danny è con me.

Ci sto bene. Una cucinetta attrezzata mi consente di farmi i cibi che mi piacciono; sono un buon cuoco. Assomigliando ad un orso grasso, ci svernerò.
Fuori splende Firenze con le sue bellezze. La sera escono donne ingioiellate e in lungo, per il teatro, per la cena elegante. Nei dintorni posso mangiare cinese, turco o indiano. Firenze come Parigi, cosmopolita, traversata da frotte di turisti capeggiati da guide stanche con la bandierina, che parlano tra sé come i pazzi.
Firenze finalmente pulita, finalmente pedonale, finalmente ciclabile. Grazie Sindaco Renzi, grazie Matteo.

Vado alla Messa in Duomo, nella severa Cattedrale di Santa Maria del Fiore, coll'organo e il coro. Domenica me ne sono andato nel Museo del Duomo, che però sta chiudendo per ristrutturazione. Ci sono solo, si fa per dire, la Pietà fiorentina di Michelangelo e la Porta del Paradiso di Ghiberti.
Michelangelo la scolpì a ottant'anni, Dio l'abbia in gloria. Il viso della Madonna e del Cireneo fanno piangere. Gesù ha completato il suo mandato e è solo un cadavere difficile da sostenere.

Leggo Luzi, ascolto Bach e ho scritto questa poesia:


Su questa spiaggia solenne.

E ora su questa spiaggia solenne
di fronte al mare grigio senz' onde
sto fermo e ascolto.
Parlano i ricordi.

Risuonano voci.
Mia madre canta e mio padre
sostiene che, sì, Dio esiste.
I miei morti mi chiamano accanto.

Su questa spiaggia non puoi sederti
né camminare.
Devi solo aspettare.
Che pace, però, che pace.

Naturalmente Luzi è molto più bravo...


Anno.

Pròvvidi ora, ma quieti
si espongono graticci e vasi,
si appende l'uva. L'altro è ignoto, l'altro
era ed è chiuso in questo cielo opaco
dove un lume vinato si rapprende
e il grido del fringuello è già di gelo.

E' qui, in queste opere miti
e chiare che trascorre e brucia
quel che non ho e che pure dovrò perdere.
Tempo passato e prossimo si libra....
Io, come sia, qui son venuto, avanzo
da tempi inconoscibili, ardo, attendo;
senza fine divengo quel che sono,
trovo riposo in questa luce vuota.

( Mario Luzi, da "L'alta, la cupa fiamma" BUR POESIA)

P.S.
in questo trasloco non trovano posto le opere enciclopediche, che regalo a  ente, biblioteca, scuola o persona, che si paghi le spese di spedizione o le venga a prendere.
Ho provato con due biblioteche comunali dei dintoni ma si dà noia, non hanno posto.
Le opere:
-Grande dizionario enciclopedico UTET, diciannove volumi più cinque volumi di aggiornamento.
-Enciclopedia della scienza e della tecnica. Mondadori, con gli aggiornamenti.
-I propilei. Enciclopedia di storia.
-Grande enciclopedia dell'arte De Agostini.

Ma si possono buttare nel cassonetto opere così?








venerdì 8 novembre 2013

Tchaikovsky Souvenir de Florence RNO soloists Moscow Orchestrion hall

http://www.youtube.com/v/JqJiK_1eSiI?version=3&autohide=1&autoplay=1&showinfo=1&attribution_tag=4dorx9VbJCsB0ROgeat19w&feature=share&autohide=1


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mercoledì 6 novembre 2013


Finalmente....

Finalmente ne sono fuori, dal trasloco. O , familiarmente, sgombero. Ora abito qui:


Della casa di Vicchio mi mancheranno le albe dalla finestra di camera e i tramonti da quella dello studio. La grande terrazza sulla campagna del Mugello. I merli in giardino, i gatti a zonzo e quel paesino tutto a portata di mano e pieno di facce cordiali.


Ci stavo bene; avevo le mie armonie. Ma come rimanerci dopo la morte di Liliana? Troppo vuoto, troppo silenzio in casa e quell'attesa che non voleva placarsi.

Ora sto nel centro del centro di Firenze: cento passi verso nord e trovo la Galleria dell'Accademia e poi piazza San Marco , cento passi verso sud e entro in Santa Maria del Fiore. No, non mi lamento. Il Mugello me lo tengo in cuore e ci torno, coi miei ulivi e cavalli, quando voglio e posso.
Di questo “centro storico”, dove del resto ho lavorato per quarant'anni, ho cominciato una cauta esplorazione. Tante cose cambiate, tante bellezze ritrovate. Ieri sera, a sedere su una panchina in piazza Duomo sotto il campanile di Giotto, mi sono goduto il passeggio in questa magica zona finalmente davvero pedonale. E' passato anche l'Alighieri, il Machiavelli con la sua faccia da topino e Michelangelo Buonarroti sempre accigliato. E bellissime ragazze giapponesi, gruppi brasiliani, plotoni di statunitensi ben temperati.

Hic manibus optime; ce ne staremo qui chiotti chiotti...