sabato 23 maggio 2015

Il problema della sofferenza seconda puntata.





Divenire è un po' morire.

Cosa ne è del mondo quando improvvisamente si illumini la mente del grande carnefice, l'uomo? Ora è uno splendido giardino incantato dove ogni creatura nasce, vive e muore secondo Natura .  Anche in Natura esiste la sofferenza ma se la paragoniamo alla sofferenza del genere umano ci accorgiamo di differenze grandi. La Natura è misericordiosa; la morte è rapida e inconsapevole, la paura non è mai terrore paralizzante ma  un’utile reazione per fuggire quando possibile ad una minaccia. Infine la sofferenza nella Natura è benedetta, perché origina dal divenire. E’ il divenire la cifra interpretativa dell’Universo, la sua chiave di lettura.
Questo Universo è un Universo in marcia; muta, si trasforma, esplode e implode pur ubbidendo a leggi ferree, che sono quelle che cominciamo ad intuire con la fisica . Nel divenire però c’è la sostanza della sofferenza che è la morte ,  nel senso più vasto, il mutare, il tramonto, il disfarsi.
La morte è il prezzo che paghiamo per avere intorno questo meraviglioso stupefacente Universo. Un prezzo da pagare serenamente anche quando significa lo scomparire di una persona amata, il suo decadere nella malattia, perché ogni mutamento è la morte  dell’istante precedente. Non accettarlo significa preferire l’immobilità al divenire, il Niente alla Vita. C’è chi lo preferisce; io non sono tra quelli.
E Dio? Dio è stato un problema per l’uomo fino dai primissimi segni di civiltà. Se, come dicono certuni, Dio è una invenzione dell’uomo, allora se lo è inventato molto presto.
Tra i pensatori sul tema io scelgo Lao Tze:
se ne parli, non è l’eterno Tao.
Il tema merita ovviamente la prossima terza e conclusiva puntata.

martedì 12 maggio 2015

Il problema della sofferenza






Nel post precedente si è affacciato uno dei temi più delicati e importanti affrontati dal pensiero umano , che è quello della sofferenza nel mondo.
Così ho deciso di scriverne nei tre post che seguiranno .

Comincio da:

La sofferenza nel mondo.

Conosciamo bene la sofferenza, ci nasciamo dentro e dentro ci trascorre la nostra vita. Come non chiedersi quale senso abbia? Quale è il senso della sofferenza, il suo perché?
Chi crede in Dio deve rispondere ad una domanda anche più difficile: come può esistere la sofferenza  di creature innocenti come i bambini e gli animali e insieme un Dio misericordioso e onnipotente?
La risposta a questa domanda è  spesso  che Dio, semplicemente  non esiste.
Primo Levi, che ad Auschwitz c’è stato, ha scritto:

se esiste Auschwitz non può esistere Dio.


Il mio ragionare si propone di rispondere sensatamente ad entrambe le domande. Direte che è un programma ambizioso e che io non posso che essere un presuntuoso. Invece no, perché non pretendo di convincere nessuno; ognuno giudichi da sé e ne tiri le conclusioni. I miei ragionamenti vogliono essere solo un contributo, regalato a chi lo vuole.

Non esiste "la" sofferenza ma “le” sofferenze.

E’ stato scritto  che non esiste la libertà ma le libertà. Questa è un'affermazione che ci toglie da un fumoso e confuso  mondo di filosofie. Così, non esiste la sofferenza ma le sofferenze.
La prima operazione fondamentale da fare è separare le sofferenze dell’uomo da quelle della Natura.
L’uomo ha capacità di soffrire che non ha comparazione in nessuna altra forma vivente.
Noi possiamo immaginarci mille volte la nostra morte, possiamo temere il dolore dei nostri amori, dibatterci nel dubbio delle scelte e nella disperazione del futuro. La nostra mente, che ha connessioni più delle stelle in cielo,  può infliggerci pene inimmaginabili per le altre creature. Chiameremo queste sofferenze “ sofferenza ne l’ Uomo”. Poi ci sono le  “sofferenze in Natura". Teniamo distinti i due gruppi che contengono le sofferenze, ogni sofferenza.  
Consideriamo, nell'Uomo e nella Natura, non  chi patisce le sofferenze ma chi le  infligge.  Se esiste una vittima c’è sempre un carnefice;  sono le due facce di una stessa medaglia.

 Dunque abbiamo vittime e carnefici della Natura e vittime e carnefici dell’Uomo. 

Ora operiamo quello che Einstein chiamava “ un esperimento mentale” :
immaginiamo che di colpo e spontaneamente, senza causa esterna ma utilizzando la propria assoluta libertà, tutti gli uomini diventino “ buoni”. Intendo dire che assumano tutte le qualità dei migliori fra noi di ogni tempo, la saggezza di Lao Tze, la leggerezza di Chon’g Tze, la perfetta pace interiore del Buddha, che chiamiamo Illuminazione.  E poi l’amore assoluto del Cristo e di tutti i suoi imitatori, da Francesco a Madre Teresa.
Questa trasformazione interiore di ogni uomo fa scomparire una faccia della medaglia nell’insieme “ sofferenza del genere umano ”.
Scomparendo ogni carnefice non esistono più vittime.
 Una enorme parte delle sofferenze  nel mondo, tutte quelle che potete considerare nella vostra mente, quella scia sanguinosa che origina dal primo uomo fino ad oggi : queste sofferenze scompaiono.
Cosa ne è del mondo? Lo vedremo nel prossimo post.
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Aggiungo un raccontino scritto forse nel 2004, a dimostrazione che è dieci anni che scrivo sempre le stesse cose...

Sogno.

La questione palestinese si risolse, insieme ad infinite altre, la mattina che Ebrei e Palestinesi scoprirono che non avevano più paura gli uni degli altri. In realtà nessun uomo, quella mattina, si sentì spaventato per la minaccia di un altro uomo. Il fenomeno, su scala planetaria, fu attribuito a infiniti fattori ma restò, nella sostanza, misterioso. Naturalmente quello che stupì davvero fu la contemporaneità e istantaneità della scomparsa della paura. Non era una questione di coraggio, che ipotizza per l'appunto la paura.   I terrori e le angoscie  che avevano straziato il cuore degli uomini per interminabili anni, semplicemente svanirono.

Ai posti di blocco israeliani i soldati guardarono stupiti le mitragliette che portavano a tracolla pensando che cosa ci dovessero fare con quegli arnesi. E i palestinesi posarono sassi, bottiglie incendiarie e esplosivi e si avvicinarono ai carri.

In Irak soldati americani e rivoltosi iracheni tirarono fuori sigarette per farsi una fumata discutendo come rimediare all'immane disastro che avevano combinato. Bin Laden continuò a farneticare che voleva diventare il Maometto del Terzo Millennio ma non riuscì a spaventare nessuno neanche con la minaccia del più profondo inferno e rimase come un allocco a guardare i fedelissimi andarsene a casa.  W.Bush corse dal papà.

Nel medesimo misterioso modo scomparvero avidità e invidia. Ricchissimi uomini d’affari, grandi magnati di questo e di quello si misero a ridere guardando orologi al polso da cinquantamila euro che misuravano l’ora esattamente come quelli da euro quarantacinque. Magnifiche Ferrari basse come una cassapanca furono riposte per essere ammirate come sculture e sostituite da comode cariole giapponesi in cui si entrava però senza strisciare.
Annose questioni di stato, conflitti di confine, lotte politiche e dittature svanirono come neve al sole quando mancò il carburante degli odi personali, delle ambizioni  e dei malanimi. Per la verità finirono nello stesso modo lotte condominiali, cause civili tra vicini, truffe e raggiri.

Il mondo si guardò intorno capendo alla svelta che niente delle cose importanti erano risolte: fame,  e malattie, tsunami e terremoti, esaurimento delle risorse e inquinamento erano ancora lì. Però tutti capirono che sarebbero state rapidamente e onorevolmente risolte e superate.
Che cavolo fosse successo non fu mai spiegato.
 Era il 30 Febbraio duemilasette, o otto?

martedì 5 maggio 2015



Dubbi, dubbio, dubbi.

Il post sulla sofferenza nel mondo l'ho promesso e anche cominciato. Poi m'ha bloccato il dubbio di scrivere sciocchezze o banalità.
Sto lavorando a questo dubbio.