domenica 23 novembre 2014

Annaspando.



L'utopia è servita.

Cercando di capire se era pensabile un'altra economia mi sono imbattuto in Francesco Gesualdi  e precisamente in " L'altra via". Settantaquattro lucidissime pagine scritte in un magnifico italiano.
Chi è Francesco Gesualdi andate a vederlo per esempio QUI .

Io vado avanti nell'esame  che mi pare importante.
La prima domanda che mi sono posto: ma perché nessuno sa niente di Francesco Gesualdi e delle sue idee? In realtà, cercando col lanternino  si trova qua e là sulla rete ma è come  cercare porcini.
La seconda domanda è stata: è il solito utopista patentato? La risposta è sì e infatti “L'altra via” è un' acuta analisi dei fatti nella prima parte e una solida utopia nella seconda.
 Acuto nell'analizzare le mostruosità della nostra civiltà occidentale ( ma le mostruosità si trovano anche ad  oriente, estremo e medio ) non si è chiesto, ma  perché esiste questa civiltà? Chi crede che l'abbia creata,  la sostenga, la lasci marcire? I “poteri forti”? Le multinazionali? La Trilateral?  No, sono gli uomini ordinari per così come sono fatti.

La partita è perduta ma lo è stata sempre.  Il Nazareno lo sapeva e infatti non disse mai “ cambierò questo mondo” che voleva poi dire cambierò questi uomini; disse anzi “ il mio Regno non è di questo mondo” e Lui, essendo Dio, di uomini se ne intendeva.

L'utopia è comoda e consolante. A chi la definisce e la  presenta consente di sentirsi appagato: il mio l'ho fatto. Se poi viene applicata anche per sé, la famiglia e un po' di amici è  grandemente  piacevole.  Certo, ci vogliono le condizioni : il casale, l'orto, un poco di soldini. Resta di difficilissima applicazione per chi abita il quarto piano di un casermone in qualche periferia, potendo contare su  800 euro al mese.
"L'altra via " è e resterà quella di Francesco Gesualdi e di un piccolo gruppo di sodali. Ne gioisco per lui e mi guardo bene dal giudicarlo o  criticarlo; sta facendo un ottimo lavoro.

E allora che si fa? E allora dobbiamo fare le piccole stupide cose di ogni giorno che negli anni e nelle generazioni cambieranno davvero tutto il mondo perché cambieranno gli uomini: provare a seguire le quattro virtù cardinali,  o almeno qualcuna, distinguendo il vero dal falso, dando agli altri cosa gli spetta senza fare i furbi, sopportare pazientemente  i guai e non strafare in niente. Poi sporcarsi le mani interessandosi del bene comune, facendo politica, votando o criticando. Un lavoro lungo e noioso che richiede anche fede, speranza e carità.

Buon lavoro a tutti!


martedì 11 novembre 2014

Tutti insieme dobbiamo cambiare il Mondo, cominciamo noi dieci.


( Il bambino Le )


Le tre o quattro cose che non ho capito in economia.

Per essere sincero, di economia non so nulla. Non è materia mia. Certo, conosco i rudimenti, so chi sono stati Adamo Smith, Marx, Keynes. So cosa è il PIL, l'inflazione, il rendimento, il TAG e il TAEG e ora ho imparato anche cosa è la deflazione.
Ho “acceso” mutui spenti in decine di anni e attualmente preoccupo non meno di tre direttori di banca. Ho però l'impressione che gli economisti considerino l'economia il prodotto di azioni degli uomini, di cui però non importa nulla e che in definitiva non conoscono.
Mai sentito o letto: “ intraprendiamo azioni economiche che facciano più felici gli uomini”, oppure “ il costo economico dell'ingiustizia sociale è stimabile in cento bilioni di euro” o cosa del genere. Insomma, l'economia sottintende una terribile e falsa equivalenza: ricchezza in denaro ( misurabile ) coincide col bene comune ( non misurabile ).
L'esempio più straordinario è il PIL: Prodotto Interno Lordo.



In macroeconomia il prodotto interno lordo[1] (PIL) è il valore monetario totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte di operatori economici residenti e non residenti nel corso di un periodo di tempo, generalmente un anno, e destinati al consumo dell'acquirente finale, agli investimenti privati e pubblici, alle esportazioni nette (esportazioni totali meno importazioni totali).

( da Wikipedia, Dio l'abbia in gloria).

Vi si parla di uomini? No, si parla di acquirente finale. Si parla di produzione di bene e servizi; ma prodotti come, dove, da chi, perché?
La conseguenza della turpe economia è un Pianeta in via di distruzione, spaventose differenze economiche tra uomo e uomo e tra Nazione e Nazione, difesa fino allo spreco del singolo individuo di un Paese ricco e disprezzo totale per milioni di uomini in Paesi poveri.
Quando il mio caro amico Juan de la Fuerte, grande giocatore di baseball cubano, mi disse nel 1990 che mangiavano meglio i nostri gatti dei loro bambini mi spaccò il cuore. Gli dissi che se far mangiare male i miei gatti avesse aiutato i bambini cubani, sarei immediatamente passato agli avanzi di spazzatura; purtroppo non è così che funziona.
Ma non possiamo nemmeno restare fermi a guardare questa follia.
Il prossimo post sarà sul “ che fare ?”.
Direte, ma che possiamo fare noi dieci? Questa domanda un alibi: la respingo.
Al prossimo giro.


domenica 2 novembre 2014

Il Giorno dei Morti






2 Novembre.


Alle sei vado a Messa alla Santissima Annunziata. E' il giorno dei Morti e la Messa la dedico a loro.
Sono tanti.
Wilma e Renato, Liliana, Serafina e Filiberto, Pietro, Argia e Vitaliano, Giacomo e Nunziata , Leda, Renata, Reno. Quest'anno Adina, Francuccio, Mirella e Pino.
Gli amici morti giovani, Fernando, Armando, Niccolò.

Potessimo sapere! Ma se sapessimo per certo la vita perderebbe il suo senso che è la beata speranza, non la indiscutibile sicurezza.
Io li credo tutti in un Altrove di energia sottile, ognuno col suo proprio inconfondibile “ sapore”, il nostro codice a barre che ci fa eterni, cioè sottratti al tempo e che chiamiamo anima.

Credo che di là prosegua semplicemente il cammino verso la Chiara Luce che chiamiamo Dio, bruciando scorie, aggiustando suoni, limando rime.
Mi piacerebbe avere ancora accanto la mia vecchia ragazza; mi manca, mi manca. Mi dispiaccio delle cose che non gli ho dato, delle occasioni di gioia perdute, ma sono stati cinquantasei anni complessivamente belli.

La ballata del giorno dei Morti

Vedi che avanza il corteo.

Prima i morti bambini
quelli che la Morte s'è preso per scherzo.
Non doveva, non era il tempo ancora.
la bimba ridente uccisa dal padre
col trattore venuto all'indietro
e il bimbo affogato in una gora
e quelli del Vietnam bruciati
e quelli di Serajievo nel mezzo della strada.
I bimbi morti di cancro
o nel sonno, sognando.

Poi la bella gioventù
schiantata sulle strade o anche
da droghe prese ridendo cogli amici
una sera di sabato.
Con l'amore intravisto ( occhi ridenti )
e perduto.
Quella ragazza bella, la vedi
col turbante  ma calva
perché la chemio,  la chemio
Ti consuma  i capelli.

Ecco le mamme a fronte alta
perché ce l'hanno messa tutta
come fanno le mamme
dispensando sorrisi il giorno prima.
Non bastò fede e preghiere.
Così va il mondo e il fiume della vita.
Avanzano coi figli in cuore
perché la Morte non basta
contro una mamma.

E ogni donna ha un uomo in cuore
morto dall'impalcatura
 al piano terzo, signor ingegnere
c'è stata una disgrazia.
O in fondo alla miniera, nel nero
o in fondo al mare insieme al battello
o in trincea o in montagna una mattina
di primavera.
La Morte non bada stagioni,
non ha memoria dei giorni.

E infine lacrimanti avanzano
i morti giusti, quelli che dovevano.
I vecchi prima, cinque anni o sette
e poi le vecchie compagne
una vita passata assieme.
Con la mano nella mano
come fidanzati.
Piangono per gli altri
ma a che serve il pianto dei vecchi?
Piangono  di nascosto e in silenzio.
Solo lacrime lungo le vecchie gote.

Questa è la ballata del giorno dei Morti
per rifarseli vicini come
avremmo dovuto e scordammo.
Quel gesto, un gesto, un abbraccio.
E' tardi, è tardi ora!
Resta memoria
e un amore che si fila come filo di seta
come filo di lana all'arcolaio
che gira, che gira, che gira....
A Dio, dicemmo, a Dio.
E la Morte non avrà trionfo.

Le splendide rose sono di Riyueren