lunedì 23 novembre 2015

Il coraggio serve


....e facciamola poco lunga.........

Dispiace scriverlo, ma i governanti belgi stanno dando un riprovevole esempio di vigliaccheria impotente. Non si può paralizzare per tre giorni consecutivi una grande capitale europea temendo che un paio di pidocchiosi califfi si facciano saltare ammazzando qualcuno.
Visto che tutti strillano alla guerra, allora della guerra si assumano i rischi.
Senza sottovalutare niente e nessuno, prendendo tutte le contromisure necessarie ma continuando a vivere normalmente.

Io che sono della classe 1937 e ho visto la guerra vera posso dire che si andava anche al cinema mentre bombardavano a trenta chilometri di distanza. Mia madre non smise certo di portarmi a giro in bicicletta solo perché finimmo in un fosso a guardare i carri tedeschi e alleati spararsi cannonate.
Finirà male; appena gli sciocchi smetteranno di paralizzare Bruxelles uscirà un guerriero indottrinato e fatto di droga che esploderà dentro una latteria dimostrando così che il Califfato è invincibile e i crociati dei cacasotto. Il massimo risultato propagandistico col minimo sforzo.

Sarebbe anche bene che i media italiani e sopratutto la RAI la smettessero di fare pezzi di colore terrorizzando gli ascoltatori. Le guerre sono cose serie e ci vorrebbero giornalisti e inviati seri,che spiegassero senza colorare troppo.

E prendiamocela comoda, questo casino andrà avanti dieci anni.

domenica 1 novembre 2015

Il Giorno dei Morti





Il Giorno dei Morti.


E oggi è il Giorno dei Morti.

I miei me li sento accanto, uno per uno. Hanno sorrisi e premure che ho conosciuto bene, ognuno secondo quello che è stato. La prima fu Feria. Era una bellissima ragazza napoletana figlia di amici. Se io avevo dodici anni, lei ne doveva avere quindici. Morì fulmineamente di una setticemia che nel 1949 non era curabile.
Ricordo la sua dolcezza, la sua parlata e la sua morte in modo così indimenticabile che l'ho eletta mia psicopompo, buffa parola greca che però ha un significato profondo-sarà lei ad assistermi nel momento dell'ingresso nella mia ultima e definitiva realtà.

La morte è un parto; abbandoniamo questo corpo goffo ormai usurato per uscirne come farfalle dal bruco-nuovi, luminosi, accolti.
Rivedrò mamma e babbo e saranno ciò che erano davvero sotto le loro spoglie umane; dissolta la forma resta l'essenza, ciò che è. Quelli siamo.
Rivedrò la mia vecchia ragazza Liliana e la sua anima schiva, nonna Serafina ligure di Varazze, nonna Argia etrusca di Maremma e nonno Vitaliano, alto, dinoccolato e con gli occhi azzurri, lui del Mugello arrivato dal Nord.

Gli amici, lasciati nel viaggio con poche parole di notizia e uno scuotere del capo.

E' bello il Giorno dei Morti.
La morte, nostra sorella morte corporale, mi sorride e io faccio spallucce.

Come un vecchio ciocco

a  Paolo

Come un vecchio ciocco
che brucia nel camino
faccio braci e faville
e scaldo, da vicino.

Vieni nipote giovane
a scaldarti le mani
Chissà se mi ritrovi
acceso anche domani.

Mi chiedesti una volta
delle faville d'oro
se andavano nel cielo
dove prendevan volo.

No, non se ne vanno
restano  attorno vive
Ti guarderanno uomo
sorridenti e furtive.