Universi della disperazione.
Su La Repubblica di Venerdì 7 Marzo compare un articolo del Rabbino Riccardo De Segni e la risposta di Eugenio Scalfari.
Il 5 Marzo avevo visto una puntata di Passepartout che mi aveva colpito e spaventato per quelle immagini che vedete nel post precedente.
Non commento l'articolo del Rabbino. Ho stima, amicizia e simpatia per gli ebrei ma credo che l'ebraismo sia piuttosto una civiltà che una religione e non è la mia civiltà. Non lo potrebbe essere nemmeno se volessi; non si diventa ebrei, si nasce ebrei.
Invece Eugenio Scalfari appartiene proprio alla mia civiltà, quella che comincia in Grecia, passa da Roma, dal Rinascimento e dal secolo dei Lumi, sbarcando nel terzo millennio.
Il percorso impatta su un ebreo di Galilea che fu sveltamente crocifisso, ma in tre anni aveva cambiato il mondo intorno al Mediterraneo.
Checché ne dica Odifreddi, non possiamo non dirci cristiani.
Scalfari vanta la sua incredulità: non crede in Dio, nell'anima immortale, in una vita Altrove dopo la morte. Non crede che ci sia un senso nel vivere. Non crede nella trascendenza; esiste solo l'Aldiquà e qui ognuno, se vuole e può, si costruisca il suo personale senso della sua vita .
Spiega anche che Dio è una proiezione antropomorfa della mente umana, che anela alla eternità, onnipotenza, onniscenza e onnipresenza del Dio della Bibbia e del Corano.
Eugenio Scalfari dimentica che in Oriente ci sono convincimenti di trascendenza senza nessun Dio antropomorfo. Di dove esce la Chiara Luce Originaria del buddhismo, il tao (la via ) del taoismo, il bramhan delle Upanisad dell'India?
E' che Scalfari non ha l'umiltà della Fede, quella'umiltà che accetta che ci sia " sostanza di cose sperate e argomento delle non parventi".
Scalfari crede solo n ciò che la sua mente razionale illumina e rifiuta la Fede.
Rifiuta cioè la Speranza.
E questa è una scelta terribile.
Uno come Scalfari, bello, ricco, famoso, fa presto a costruirsi un qualche senso nell'Aldiquà e magari ci scrive anche tre o quattro dottissimi libri.
Ma un povero bruttino? Ma una mente semplice tormentata da eventi che non capisce? Ma una donna che invecchia e si dispera perché era nella sua avvenenza che aveva trovato " un senso"? Ma una madre che perde il figlio? Ma noi, noi, Eugenio, noi uomini e donne ordinari che siamo folla, che senso dovremmo trovare in questa vita?
Guardaci, ci avviamo in silenzio nella bocca della morte, o malediciamo il giorno che siamo nati ritti nel mezzo della desolazione.
Tieniti le tue certezze e lascia a noi la Speranza, quella con la maiuscola, che precede la Carità ma entrambe nascono dalla Fede.
In Cristo, in Allah, in Buddha, nel Tao, in Krisna, nel Grande Spirito, in tutto quello che l'uomo da cinquantamila anni ha colto intorno e dietro le tue misurabili e miserabili cose.
Sì, irragionevolmente, ma nella Vera Luce. E così sia.