sabato 19 settembre 2015

E così era tutto un sogno....





L'Europa finita su un filo spinato.


Confesso, io all'Europa ci ho creduto.

Del resto, nell'idea di un'Europa unita e solidale, che riconosceva finalmente come comune la sua storia, io ci sono cresciuto dentro.

Ricordo ancora le sigle: CECA , Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio, con cui noi italiani avevamo ben poco da fare, non avendo né carbone né acciaio. Era il 1951, avevo quattordici anni e un babbo che mi spiegava le cose. E poi, quel termine! “Europea”! Appena sei anni prima gli europei erano  impegnati dal 1939 a sbudellarsi, bombardasi, distruggere tutto quello che era possibile, e ora : 
” Comunità Europea”!

Poi la CEE, ancora più esplicitamente Comunità Economica Europea, nel 1957, a Roma, il trattato, anzi il Trattato. Che emozione, che speranze.

Invece alla prima prova neanche tanto difficile e cioè di accordarsi tra cinquecento milioni di abitanti per soccorrere due milioni di disperati in fuga coi bimbi e con le donne, è franato tutto.
Sono gli Stati Nazionali, i Governi Nazionali, le Popolazioni Nazionali che non vogliono accollarsi disturbi o correre rischi e dell'Europa se ne fottono.
Se la Croazia di quattromilioniduecentomila abitanti dice che diciannovemila profughi la mandano in crisi, beh, è finita. Gli toccava un profugo ogni 220 di loro e la Croazia è una Nazione civile.
La verità l'ha detta quel diplomatico danese. Venendo da una nazione di sempliciotti, ha dichiarato pari pari che non si volevano, loro danesi, giocarsi nemmeno un centesimo del loro tenore di vita. Gli altri, Ungheria, Paesi Baltici, Polonia e in definita l'est europeo, trovano formule più ipocrite.
Ma quella è l'infame giustificazione.

Stavolta sono fiero di essere italiano. Noi ne abbiamo salvati centosessanta mila, ne ospitiamo diverse decine di migliaia e solo il Salvini ha avuto il coraggio di specularci sopra, con la sua bella faccia di merda.

Addio Europa. Forse sono mancati simboli, marce, sfilate e batticuori e una prova fondante di quelle dure, tutta nostra. Bah.

Proviamoci ancora, gente.








7 commenti:

  1. Caro Paolo,nonostante tutto,io nell'Europa credo ancora.Non in questa Europa che ci costa miliardi e che spende solo per le traduzioni un miliardo di Euro all'anno e annovera tra i suoi parlamentari personaggi come Iva Zanicchi e peggio.Credo in quella Europa politica che oggi non esiste,credo negli Stati Uniti d'Europa,ma per ora è solo un sogno.
    Ciao fulvio

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    1. Caro Fulvio, ci credo anche io e credo che la faranno i giovanissimi e gli adolescenti.che ci viaggiano dentro, conoscono le lingue, ci studiano e ci lavorano. Però serve una impalpabile cosa che si chiama pathos; quello è mancato, l'emozione che dà un sentimento di appartenenza. Lo creano gli artisti, i poeti, gli scrittori, non i politici o gli economisti. E di pathos europeo in giro non ne vedo.

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  3. Non tira aria di speranza.
    p.s. vengo a Firenze lunedì28 e martedì 29, ci potremmo incontrare per un caffè?

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    1. Sìììììììììììììììì! Ci dobbiamo incontrare per un caffè. A casa mia, Via Ricasoli 26, piano terreno, seconda porta a destra, bussare preannunziandosi al 05217443 perché talvolta esco.

      Con La Pira: spes contra spem

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  4. mi segno tutto e ti chiamo! Evviva!!!!!

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