giovedì 18 febbraio 2016

Deus misericordia est ma nemmeno Francesco scherza.




Viaggio lontano lontano, col Papa.

Ho seguito passa per passo tutto il viaggio di papa Francesco in Messico. Mi sono visto tutto quello che l'eccellente TV vaticana ( TV2000) ha trasmesso giorno e notte, fino alle 3,30 di stanotte quando Bergoglio, ben piantato sulle sue grosse scarpe nere da piemontese tosto e da argentino errante, non è salito sull'aereo Aeromexico per tornare da noi.
Ho cantato con le donne messicane, bellissime e dignitose, ho riso coi bimbi, ho pregato con loro davanti ai Crocefissi e alle Vergini pieni di sofferenza, riflesso del dolore di quei popoli conquistati, massacrati, resi schiavi e derubati, da noi. Ora, per loro rivincita, conquistano noi; “indios” che ci fanno lezione di amore per il Pianeta e per la Virgen de Guadalupe, la Morenita.

Nel carcere di Ciudad Juarez, lungo la terribile rete che divide povertà e ricchezza, disperazioni e speranze, vita e morte, Papa Francesco ha portato il messaggio del Cristo, crocifisso e risorto, la Sua speranza, la Sua misericordia.
Mentre nel cortile della prigione un'orchestrina suonava “ Cielito lindo” e “ Besame mucio” e una fila ordinata di prigionieri si avvicinava all'abbraccio del Papa, di colpo, come una folgorazione, mi sono reso conto che io quella scena l'avevo già vista, ma dove, ma dove? Poi ho ricordato, era  Auschwitz , l'orchestrina cenciosa di violini ebrei, la fila dei prigionieri verso la forca.
Era Auschwitz, finalmente cambiato di segno, trasmutato nel suo contrario.
Mi sono messo a piangere e ho reso grazie.
Lunga vita a Papa Francisco.

P.S.
Vista dagli sterminati territori messicani e dalle moltitudini colorate, festanti, urlanti, danzanti e canore del Messico, la curia romana sembra una collezione di vecchie mummie avvizzite, cardinaloni con superattico, astuzie e piccinerie.
Speriamo nello spalancamento di finestre e cambio di arredamento.
P.P.S.
Mi faccio profeta e dico la prossima modifica di Francesco, dopo l'abbandono  delle scarpette rosse di Prada e i mantelloni a penne di pavone multicolori:

-eliminazione dell'inno pontificio, un paraponzi di Gounod voluto da Pio XII nel 1950 e ascoltato da Francisco alla partenza da Ciudad Juarez con una incontrovertibile espressione : Dio, che palle!


4 commenti:

  1. Speriamo che il cambiamento non si fermi con Papa Francesco!
    Hai visto che c'e'stato dopo Giovanni XXIII!

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  2. sono 20 secoli che la Chiesa va a zig e zag. La Chiesa organizzata perché quella vera, che è quella dei Santi, ha camminato diritta nella luce del Cristo, in ogni epoca. Naturalmente speriamo che le due Chiese si avvicinino; oggi sta succedendo!

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  3. Mi fa sempre commuovere per poi recuperare un poco di serenità la quale in questo ultimo periodo mi ha lasciato. Grazie Paolo

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    1. Cara Carla, mi dispiace profondamente trovarti triste e preoccupata. Se vuoi e ti servisse scrivimi a paolopa56@hotmail.com

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