lunedì 29 luglio 2013



Habemus Papa!

Ieri mi sono vista tutta la Messa sulla spiaggia di Copacabana. Non sono spettacoli frequenti. Visto nell'insieme tutto era straordinario: le onde del mare con gente che faceva il bagno, il cielo cupo e nuvoloso col monte a pan di zucchero e il Cristo a braccia aperte, per i poveri delle favelas e anche per i ricchi a cui il denaro non ha seccato il cuore. La macchia nera, compatta e immensa  che pareva di alghe portate lì da una mareggiata e invece erano tre milioni che ascoltavano, pregavano, ridevano e cantavano e facevano le cose che fanno i giovani quando stanno insieme. In fondo la folla finiva contro una diga di preti in veste bianca, e in cima a una scalinata col tappeto rosso c'era lui, il Papa Francesco, dietro un altare con un piccolo Crocefisso. Tranquillo, serafico, ordinario, neanche fosse a dir Messa in parrocchia.

Vista da dentro  era una Domenica delle Palme infinitamente moltiplicata perché nemmeno uno dei presenti pensava che il Papa o lui , o l'Umanità, o la Chiesa trionfante o mille vescovi e cardinali e preti fossero il perché dell'avvenimento, che invece era Lui, quel Gesù detto il Cristo velocemente e pulitamente crocifisso duemila anni fa perché non facesse danno.  Invece niente e nessuno è riuscito a fermarlo. Neanche l'infamia dei suoi, quelli che si dicono cristiani.
Papa Francesco ha detto solo questo, che la novella era buona,  perché potevamo contare su un Amico e un Consolatore.  Andare e predicare il Vangelo; una cosa semplicissima.
Amarsi gli uni con gli altri come Lui ci ha amato; niente di che, viene spontaneo. 
Rispettare la dignità di ogni creatura, umana o anche non proprio umana, per esempio ogni animale. Facile.

Mi piacerebbe rileggere i discorsi di Francesco in questa occasione, c'è da imparare. La lezione che ho sentito come più mia è stata questa: siate semplici, non arrovellatevi, confidate nel Cristo.
Il guaio è che riesce bene solo ai santi.....



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