venerdì 5 luglio 2013

La Crisi


La Crisi.

Un giorno dopo l'altro, un mese dopo l'altro, un anno dopo l'altro si susseguono le scene di disperazione degli operai che perdono il lavoro. Le famiglie riducono i consumi. Il Paese sembra avvitato in uno stallo senza fine che terminerà con uno schianto, lacrime e disperazione.

Il Governo delle larghe intese o  Governo di necessità annaspa raschiando il fondo del barile per vedere di trovare le risorse e dare impulso al lavoro; non sembra funzionare tanto.
Paghiamo vent'anni di non governo, l'infarto delle iniziative che una burocrazia straripante attiva senza neanche sapere cosa fa. Non c'è la consapevolezza culturale che questa non è la solita crisi del capitalismo che poi passa come è arrivata. Stavolta perché la crisi passi servono provvedimenti del tutto speciali e sopratutto la consapevolezza che è sbagliato il modello di sviluppo: la schema del capitalismo finanziario del terzo millennio porta alla distruzione della comunità sociale e dunque anche della sua.

Che si fa? Come si esce dal vortice che ci sta distruggendo?
Azzardo qualche ipotesi. Direte ma come mi permetto, se fior di economisti ecc.ecc.
Ma io posso vedere le cose sotto angolazioni diverse, un bocconiano no. Vedrà la realtà come gliela hanno insegnata.  Io sono ignorante.

1. Pensare in grande, agire in piccolo.
Allargare le proprie conoscenze al Pianeta, ma comprare i prodotti del territorio.
Pensare internazionale fino alla Cina ( studiando magari mandarino ) ma comprare la verdura dall'azienda agricola accanto a casa. Privilegiare le cose fatte in Italia da italiani. Vi piace di più la KIA? Resistete alla tentazione.

2. Intraprendere insieme ai propri dipendenti oppure in cooperativa.
Sostituire la lotta, la vittoria del più forte, la sfida all'ultimo sangue con la collaborazione, l'intesa, l'accordo. Siamo su una nave che sta affondando, non ci possiamo permettere impuntature stupide.
Questo vale anche per le rappresentanze sindacali: accordarsi senza teorie conflittuali con  l'imprenditore, dove lui dimostri di accettare la collaborazione piuttosto che lo scontro.
Succede anche in Natura: vince chi collabora, il Pianeta è un solo meraviglioso organismo collaborante.

3. Sabotare.
Sabotare le merci di chi delocalizza. Sabotare le multinazionali che chiudono gli stabilimenti italiani perché possono sfruttare meglio operai ucraini o polacchi.
Il vero possibile avversario di questo capitalismo rovinoso è il consumatore piuttosto che " la classe operaia". Non esiste più la classe operaia per il capitalista, perché può scegliere le " classi operaie" che gli aggradano, in tutto il Pianeta. Scioperi, cortei  e comizi della Comisso non funzionano più. 

4. Inventare,
Noi italiani siamo bravi ad inventare, facciamolo. Fuori fantasia, entusiasmo e cuore.
Ci vogliono i capitali? Chiediamo alla politica che ravvivi il credito bastonando un poco anche le banche, invece di chi lavora e intraprende. Ricorriamo al credito diffuso, alla sottoscrizione popolare ma garantita. Aggiriamo le banche insegnandogli un po' di educazione.

5. Siamo coscienti di noi.
Siamo, per storia se non per merito, il popolo più intelligente, flessibile e profondo del Mondo. Non ci batte nessuno nella sensibilità per la bellezza e l'armonia. Per questo abitiamo questa nostra inestimabile Patria.  Siamo Italiani, cazzo!



5 commenti:

  1. Amico mio,se puntiamo sul lavoro fine a se stesso siamo battuti in partenza.Noi italici siamo l' eccellenza e questo il nostro mercato. Creativi e operai super specializzati che creano manufatti irripetibili, da vendere al mondo intero e l'arte, valorizzare il nostro patrimonio artistico e culturale che sta andando in malora, privatizzandolo.
    Per il resto concordo con te,previlegiare le merci a Km 0.
    Ciao,fulvio

    RispondiElimina
  2. Se un osservatore esterno, obiettivo(?), conoscitore dei sistemi economici mondiali dovesse entrare su questo blog e leggere questo post potrebbe venirgli un colpo: dal punto uno e fino al punto tre è puro socialismo (non reale, però eh! :))
    A parte le battute, colgo un pizzico di sciovinismo (vedi punti quattro e cinque) nelle tue parole ma, a parte questo, penso che siano soluzione di una saggezza semplice, quella stessa saggezza che, applicata, potrebbe davvero essere il punto di svolta.

    RispondiElimina
  3. d'accordo sui principi ispiratori di fondo, in particolare sul n.1. Ho però forti perplessità Sulla politica che bastona le banche... sulla classe operaia che con la delocalizzazione non sarà più italiana ma sempre classe operaia è... e mi taccio su Marchionne (che delocalizza pure lui) nonché Elkann che ora tenta la scalata al Corriere perché la Stampa non gli basta più. Con tanti saluti agli operai..
    ciao

    RispondiElimina
  4. Ciao Paolo, ritorno oggi dopo un lungo perioodo e volevo ti giungesse il mio abbraccio....
    elisabetta

    RispondiElimina