Il Giorno dei Morti.
E oggi è il Giorno dei Morti.
I
miei me li sento accanto, uno per uno. Hanno sorrisi e premure che ho
conosciuto bene, ognuno secondo quello che è stato. La prima fu
Feria. Era una bellissima ragazza napoletana figlia di amici. Se io
avevo dodici anni, lei ne doveva avere quindici. Morì fulmineamente
di una setticemia che nel 1949 non era curabile.
Ricordo
la sua dolcezza, la sua parlata e la sua morte in modo così indimenticabile che
l'ho eletta mia psicopompo, buffa parola greca che però ha un
significato profondo-sarà lei ad assistermi nel momento
dell'ingresso nella mia ultima e definitiva realtà.
La
morte è un parto; abbandoniamo questo corpo goffo ormai
usurato per uscirne come farfalle dal bruco-nuovi, luminosi, accolti.
Rivedrò
mamma e babbo e saranno ciò che erano davvero sotto le loro spoglie
umane; dissolta la forma resta l'essenza, ciò che è. Quelli
siamo.
Rivedrò
la mia vecchia ragazza Liliana e la sua anima schiva, nonna Serafina
ligure di Varazze, nonna Argia etrusca di Maremma e nonno Vitaliano,
alto, dinoccolato e con gli occhi azzurri, lui del Mugello arrivato
dal Nord.
Gli
amici, lasciati nel viaggio con poche parole di notizia e uno
scuotere del capo.
E'
bello il Giorno dei Morti.
La
morte, nostra sorella morte corporale, mi sorride e io faccio
spallucce.
a Paolo
Come un vecchio ciocco
che brucia nel camino
faccio braci e faville
e scaldo, da vicino.
Vieni nipote giovane
a scaldarti le mani
Chissà se mi ritrovi
acceso anche domani.
Mi chiedesti una volta
delle faville d'oro
se andavano nel cielo
dove prendevan volo.
No, non se ne vanno
restano attorno vive
Ti guarderanno uomo
sorridenti e furtive.
Magari Caro Paolo, vorrei avere una briciola dell'ottimismo che riservi alla signora in nero, per te sorella per me nemica
RispondiEliminaCara Carla, è nemica solo per chi resta. Per chi va o non è niente o è la porta verso l'altrove.
EliminaVorrei anch'io avere la tua visione, però l'dea che rivedremo i nostri cari è allettante e dolcissima
RispondiEliminaSe vuoi sapere su cosa si fonda la mia speranza leggiti " L'anima e il suo destino" di Vito Mancuso. Un saluto affettuoso e rispettosi miagolii per Raspy.
EliminaCiao Paolo, ti invidio per il tuo poetico pensiero,io sono molto più terreno, epicuriano, sono convinto che non ci sia nessuna relazione tra la vita e la morte: Quando si è vivi non si è morti e viceversa.E dopo,solamente lo sconosciuto futuro,forse.
RispondiEliminaCiao,fulvio